Testi Critici

1. SCULTURE DI GIOVANNI BORGARELLO:

MITI E FORME ARCAICHE

 

 

Avere a che fare con la scultura vuol dire assumersi la responsabilità di creare un qualcosa che entra nella nostra dimensione e che si insinua fisicamente nella nostra realtà. Né un inganno prospettico né una dissimulazione cromatica, bensì una plastica vera e concreta che si impone nella nostra vita come un qualcosa di ineludibile.

Giovanni Borgarello conosce bene l’espressione artistica della scultura: la ama, la rispetta e non la teme. L’artista torinese non ha paura di sfidare le convenzioni e, talvolta anche la tradizione; non entra in sudditanza psicologica con la pietra, il marmo che fa rivivere proprio attraverso il suo pensiero.

Per Borgarello, la scultura diventa un sublime mezzo comunicativo, un modo per esprimere concetti, stati d’animo ed emozioni, ma anche lo strumento più rapido per portare se stesso nel mondo.

Lo scultore persegue una strada espressiva. Attraverso un codice simbolico, una sintesi formale ed un silenzioso moto degli elementi figurativi mette in opera quelli che sono i mutamenti della natura e dell’umanità. Concetto, questo, ben evidente nelle opere esposte lungo le vie pollentine.

L’icona – simbolo delle sue strutture artistiche – è il materiale. Scolpito, lavorato, per certi versi lacerato, esso rappresenta la natura oppure la personalità umana con il suo controverso mutamento, messo in atto sotto la spinta di una intima rivoluzione.

Ma entriamo un po’ di più nello specifico. Borgarello è dotato di un notevole rigore formale e sovrano senso dell’equilibrio che identificano la sua dimensione creativa, che sa tuttavia sfuggire alla possibile prevaricazione del geometrismo puro per inserire le sue opere sagomate in un mondo fatto di sentimenti, di pensieri ispirati alla caducità dell’uomo, e all’eterna durata della pietra e del marmo. Questo processo, attraverso l’ascesi spirituale, permette al materiale di trasformarsi in pura opera d’arte.

Le opere presentate a Pollenzo in un percorso che, partendo dallo Spazio Eventi di via regina Margherita giungono fino alla piazza sabauda, possono essere considerate tappe di un viaggio. L’itinerario implica la necessità di confrontarsi con spazi e tempi inconsueti e lontani da noi. Anche la ricerca di Borgarello corre verso il passato, alla riscoperta e alla ricerca di miti e di forme arcaiche. Le sue sculture sono volumi, forme che vivono nello spazio circostante in un rapporto quasi simbiotico con l’atmosfera.

Lo scultore torinese crea opere misteriose che si dividono tra mito e quotidianità: ricordano le divinità ma provocano in chi le osserva il desiderio di accarezzarle per la sensualità che le anima.

Sono forme primarie dal grande fascino, sono archetipi che Borgarello crea e lascia libere nello spazio come segni: il segno del nostro passaggio con un immancabile riferimento all’antico.

Cinzia Tesio